lunedì 29 settembre 2008

Post Finale - Negli occhi di chi la guarda



Il mio pensiero finale su questa Festa è innanzitutto denso di gratitudine per chi ha permesso che ci fosse. La Festa è il gioiello che i DS hanno regalato al PD e che non hanno avuto paura di mettere nelle mani di chi, come me, proviene da un'altra storia. E’ il Partito Democratico a farci oggi affermare serenamente che noi non guardiamo più al nostro essere ex Margherita, ex DS o ex estranei ai partiti. Oggi noi guardiamo a cosa è il PD.

Sarebbe bello poter coronare questo passaggio con un segno che renda chiaro come dalla migliore tradizione di una delle nostre storie siano già nate una nuova storia ed una nuova tradizione. Sarebbe bello poter regalare a ciascun volontario uno scudetto di stoffa, che poco vale in termini economici, ma che molto potrebbe significare in termini simbolici.

E’ una nuova storia quella delle feste del PD ed una nuova identità quella che sta maturando.
Non sono la persona più credibile per esprimere quanto sto per scrivere, ma per me la Festa è stata bellissima, un'esperienza fantastica.
LA FESTA E' NEGLI OCCHI DI CHI LA GUARDA.
Credo allora di avere anche io il diritto di dire come l'ho vista e di raccontare con stupore la bellezza degli incontri. La Festa è incontro:
- incontro prima di tutto con chi questa Festa la rende possibile - quei 1000 volontari cui deve andare il nostro applauso;
- incontro con un partito che qui si apre alla città;
- incontro con la città, che qui arriva ogni sera a cercare confronto e attimi di serenità, portando con se uno spaccato autentico di quel che è.
La Festa è incontro; è stare insieme; è un'atmosfera magica che si crea tra persone consapevoli di partecipare ad un medesimo progetto. Quella magia la trovate nelle cucine, nelle sale, nei ristori, nei bar, nel magazzino. La trovate mista alla stanchezza e alle lamentele biascicate verso un governo ladro ed un partito che a volte sembra non ascoltare, ma che, di anno in anno, fa ritrovare qui quelle persone.
La Festa sa dire molto ed ha detto molte cose.
36 dibattiti e 18 incontri abbiamo organizzato e a tutti hanno partecipato tante persone. Anche per questo motivo la Festa è stata un successo politico.
Se dovessi indicare l’allarme più evidente, fra i tanti che la Festa ha saputo esprimere, sceglierei senza esitazione quello sulla scuola. In tanti dibattiti dedicati ai temi più vari si è sempre finiti a parlare di scuola e delle preoccupazioni che l'azione di questo governo suscita. Di scuola mi hanno parlato tanti volontari, con il pensiero rivolto ai loro figli e nipoti.
Il PD ha raccolto questa voce che è salita dalla Festa e, quando ancora la Festa era in corso, Victor, insieme ai tanti che hanno a cuore il futuro dei nostri bambini, ha dato il via ad un'iniziativa che nei prossimi giorni prenderà corpo e farà sentire la nostra voce sul tema. Perché vogliamo – e dobbiamo - essere vicini a chi da questa modifica della scuola elementare subirà danni che potrebbero divenire pesantissimi.
A mio avviso la Festa ha tuttavia detto molto di più: ha raccontato di un'identità che si sta formando e che sta prendendo corpo dall'incontro tra le persone.
Questa Festa ha messo in luce quanto il Partito Democratico abbia chiaro che la propria identità trova il suo cuore nell'apertura agli altri, nella capacità di parlare di un “noi” che è il naturale compimento di ogni “io”.
Nell'apertura all'altro c'è la radice del PD e l'elemento distintivo da questa destra che ci vorrebbe chiusi nelle nostre case, intenti solo a realizzare successi economici e a difendere le nostre sicurezze.
Noi sappiamo che non è così, perché sappiamo che, solo aprendoci all'altro, realizzeremo noi stessi e riusciremo a crescere come città e come Paese. Ancora una volta è la Festa ad insegnarci questo stile.
Io perciò credo che, da domani, noi saremo chiamati a portare lo spirito della Festa nelle nostre vite, perchè la Festa siamo noi e quindi la Festa non può restare confinata alla Fiera del Mare.

La Festa è la nostra capacità di guardare il cuore, di ascoltare il cuore, di aprire il nostro cuore. Da domani noi dovremo tornare a fare politica facendoci semplicemente spingere dal cuore. Sarà facile allora dare ascolto alle persone, ai loro problemi e alle loro difficoltà.

Domani riprendono le scuole per migliaia di bambini genovesi. Se sapremo ascoltare il cuore sarà semplice comunicare alle loro famiglie la nostra sincera preoccupazione, che potrà far nascere una mobilitazione capace di cambiare questa triste prospettiva.

E allora la Festa si chiude, ma non si chiude la nostra capacità di essere l'anima della Festa.
Domani, in ogni parte della città, ci saranno tanti pezzetti di Festa chiamati a guardare la realtà e pronti ad alzarsi e a smettere di lamentarsi. Tanti saranno i pezzetti di Festa pronti come non mai ad ascoltare di nuovo il battito del proprio cuore, quella passione che fa vivere un progetto, quel calore che può nascere soltanto da ogni incontro, da ogni contatto, da ogni stretta di mano.

Mi dispiace non avere saputo fare di più, non essere riuscito a stringere tutte le mani di chi ha dato vita alla Festa, ma sono felice che questa Festa mi abbia un po' assomigliato ed abbia avuto un po' di quest'entusiasmo che tutti voi avete saputo regalarmi.

Arrivederci alla prossima Festa ed arrivederci alla Festa cui sapremo dare vita con il nostro impegno e con la nostra passione.
Grazie,
Raffaele

lunedì 15 settembre 2008

Giorno 20 - la Festa si è chiusa. Spinta da un cuore nuovo

Si è chiusa ieri Festaunitàdemocratica, la prima Festa del PD di Genova.
Come ho detto nel mio discorso conclusivo, questo evento è il più grande regalo che i DS abbiano fatto al Partito Democratico.
Una Festa che è stata un grande successo, sotto tutti i punti di vista.
Una Festa che abbiamo sentito davvero spinta da un cuore nuovo.
Sarà tempo di bilanci fra poco e li condividerò con voi, nella speranza di ricevere le vostre impressioni, i vostri commenti e le vostre proposte per una Festa 2009 che conservi il meglio di quella appena conclusa, migliorando tutto quello su cui si può e si deve ancora lavorare. Per questo il blog sarà attivo per alcuni giorni ancora, affinchè la fase di riflessione post-Festa sia più fruttuosa che mai.
Era ieri con noi a chiudere questa maratona di tre settimane Piero Fassino, uno degli uomini cui più dobbiamo essere riconoscenti del lavoro svolto per la nascita del PD. Lo abbiamo introdotto Victor ed io, lasciandogli presto il palco, per l'intervista pubblica del direttore del Secolo XIX Lanfranco Vaccari.
Fassino ha rivendicato l'originalità del processo che ha portato al PD: congressi democratici, che hanno stabilito il passaggio dai partiti generanti al nuovo, poi la ricerca degli aderenti, che ha preceduto la vera e propria costituzione del partito ed anzi ne è stata il presupposto. Il PD è un partito che è nato, democraticamente, prima nei suoi aderenti che negli organismi. Vi sono altri modi originali di far nascere un partito, ad esempio dal predellino di una macchina, ma noi possiamo rivendicare un metodo trasparente, democratico e partecipato, che ci viene invidiato in Europa e nel mondo. Il 33% raccolto alle elezioni, pur partendo da una posizione molto difficile, la dice lunga su quanto forte e credibile sia stata la nostra operazione. 33% è un bacino elettorale enorme. Solo 5 partiti in Europa hanno raccolto percentuali così alte. Il PD, quanto più sarà grande, tanto più sarà in grado di rappresentare la società che vuole guidare.

Per ogni nascita ci vogliono due soggetti e due volontà generanti. Il bambino che nasce, all'inizio della sua esistenza, è sempre poco indipendente, poco autonomo e poco diverso dai genitori; solo crescendo conquista una sua totale terzietà. Per il PD vale lo stesso discorso: è evidente che, essendo nato dalle volontà di DS e Margherita, contaminate dal fondamentale contributo degli esponenti della società civile, il partito risente e non è ancora del tutto terzo rispetto ai partiti fondatori. Questo perché costruire un partito è un processo, non una reazione istantanea.
Siccome il PD non è né una caserma, né un partito-azienda di stampo padronale è inevitabile che vi siano al suo interno differenze di visioni e opinioni, riassumibili però assai più con la parola "pluralismo" che con il termine "correnti". L'importante è che si arrivi ad una sintesi democratica fra posizioni divergenti.
Il PD, secondo Fassino, ha un lungo futuro davanti a se, futuro nel quale il leader si dice fiducioso e, per motivare questa sua convinzione, si affida ad un esempio pratico, che tutti noi viviamo ogni giorno senza accorgercene. Nei suoi tanti incontri post-elettorali con i militanti, Fassino ha ascoltato tantissime critiche, non personali, ma al PD: sulla scelta delle alleanze, dei candidati, del programma, ecc… tante voci che si lamentavano della tardività con cui si era dato vita al nuovo partito. Tuttavia non una voce si è mai levata per dire: "abbiamo perso perché è nato il PD; sarebbe meglio tornare indietro".
Anche nel pretendere un ruolo più incisivo all'opposizione c'è decisamente troppa enfasi. In quale democrazia al mondo cinque mesi dopo l'elezioni il partito di governo è in profonda crisi mentre il partito sconfitto alle elezioni è prontissimo alla rivincita? Anche creare un'opposizione efficace è un processo politico e i processi non sono la somma di eventi, ma esattamente il contrario, gli eventi sono conseguenza ed effetto dei processi. Al termine di questo processo il PD dovrà acquistare la maggiore credibilità che deriva dall'accompagnare sempre fermi "NO" alle proposte del governo con "SI" e "COME" altrettanto fermi e precisi.
Anche sulla questione generazionale si è esagerato. Il ricambio è in atto: a tutti i livelli il PD ha dirigenti di partito ed eletti nelle istituzioni che appartengono ad una nuova generazione e Genova non fa eccezione. Al tempo stesso bisogna essere convinti che dirigenti o amministratori non ci si improvvisa; la politica infatti non è un mestiere, ma necessita comunque di professionalità e competenza.
Il dibattito è proseguito toccandi temi quali il dialogo fra maggioranza ed opposizion, la scuola, la legge elettorale – nazionale ed europea e l'economia. Non mi è qui possibile ripercorrere tutte le tappe dell'appassionato intervento, che mi propongo di illustrare integralmente in seguito. La conclusione della serata è riservata ad un duro attacco al doppio volto del governo. E' vero che i sondaggi dicono che i primi 100 giorni del Governo sono stati apprezzatti e che la luna di miele prosegue. Ma il successo nei sondaggi è dovuto alla strategia dell'annuncio assai più che alla forza dei fatti. L'azione del Governo è infatti fondato su due verità: la verità demogogica, che di vero non ha nulla, ma viene inculcata ai cittadini, e la dura realtà dei fatti e delle cifre, che inchioda Governo e maggioranza alle proprie responsabilità ed incapacità. Al PD il compito di far emergere e trionfare l'unica verità esistente.
Spesso in questi giorni, ed anche in queste ultime righe, abbiamo respirato un aria greve, di tristezza per le sorti del nostro Paese e di timore per il suo destino. Questo può averci intristito, ma proprio alla Festa ognuno di noi ha certamente potuto trovare impegno, calore, solidarietà e tanti, tanti sorrisi.
Per questo voglio chiudere l'ultimo racconto di questo Diario con l'immagine più semplice e bella del mondo: quella di un sorriso.

domenica 14 settembre 2008

Giorno 19 - Piove, governo...


Penultimo giorno di Festa ieri ed ecco arrivare una pioggia scrosciante a spazzar via l'estate e a creare il fuggi fuggi generale dalla Fiera.
Nella Sala Aldo Moro si parla di Europa, dei grandi temi dell'agenda politica del continente e di quelli nazionali legati all'Unione. A dibattere sono due Parlamentari Europei del PD, Donata Gottardi e Gianluca Susta, e Guido Montani Presidente del Movimento Federalista Europeo, introdotti da Antonello Carè del PD Genova e moderati da Carlotta Gualco direttrice del Centro in Europa.

L'Europa è attraversata da una grave crisi dovuta al recente "no" irlandese al Trattato di Lisbona, che, a sua volta, è un ripiego dopo i "no" di Francia e Olanda nel 2005 alla Costituzione Europea. Questi rifiuti originano tuttavia da quel gravissimo deficit di informazione e di correttezza nell'informazione che porta ad attribuire all'Europa colpe che essa non ha e ad inserire nell'agenda di quelle che dovrebbero essere consultazioni europee (siano esse referendum o elezioni per il PE) temi assolutamente nazionali.
Donata Gottardi racconta un episodio eclatante di disinformazione: alcuni mesi fa il Consiglio d'Europa (organizzazione diversa dall'Unione Europea e che comprende 46 paesi), espresse allarme per la politica italiana del Ministro Maroni su rom e sinti. Alla sera il TG1 dedicò alla notizia un lungo servizo usando come sfondo le immagini interne ed esterne del Parlamento Europeo di Strasburgo, un'istituzione diversa, che ha una sede diversa. Stesso errore fece il Corriere il giorno seguente.
A questo si aggiunge il ben noto fenomeno efficacemente sintetizzato nello slogan: i governi tendono a nazionalizzare i successi dell'Europa e a comunitarizzare i propri fallimenti.

Non si possono tuttavia restringere i problemi dell'Europa a quelli legati al deficit di informazione. Resta il fatto che i cittadini europei stanno vivendo una fase di crisi identitaria, in cui non riescono più a vedere nell'Unione quell'elemento centrale per la sicurezza, la ricchezza ed il progresso del continente, che è stata per decenni. Per ricostruire questa consapevolezza occorre passare da un'Europa pur sempre economico-centrica ad un'Europa molto più attenta alla dimensione politica e soprattutto a quella sociale.

Infine è inevitabile un riferimento alla riforma delle legge elettorale per le europee. Entrambi i parlamentari si dicono fermamente contrari ad uno sbarramento al 5%, individuando nel 3% la soglia massima. Non ignorano che nella stragrande maggioranza degli altri paesi lo sbarramento è teoricamente al 5% e nei fatti molto spesso assai più alto, fino al 15-20%, ma ritengono l'Italia, per storia e tradizioni, un caso diverso, cui applicare soluzioni differenti.

Più complesso il discorso sul tema delle preferenze. Susta è chiaro e fermo nel dire che non condivide le proposte del PD sul punto. Questo perché il sistema delle preferenze deve essere effettivo. La campagna elettorale per il Parlamento Europeo è molto costosa: se i partiti non garantiscono parità nelle spese dei singoli candidati è ovvio che vinca chi ha più soldi e si fa pubblicità sui giornali e in tv. Inoltre, in certe zone d'Italia, la preferenza può non essere così trasparente e democratica come in altre. La lista bloccata, se accompagnato da un efficace sistema di selezione delle candidature da parte del partito, può invece essere la soluzione giusta. Mantenere la legge attuale, che prevede tre preferenze in collegi grandi, sarebbe, secondo entrambi i parlamentari, la soluzione migliore; per la Gottardi anche perché il sistema vigente consente alle donne di emergere assai di più.

Dopo cena è stata la volta dell'atteso dibattito sul welfare, in cui Livia Turco ha discusso della difficilissima situazione di tutto il settore con la stessa Donata Gottardi, Roberta Papi, assessore del Comune di Genova e Claudio Montaldo, assessore regionale alla sanità, moderati da Manuela Facco dell'esecutivo del PD di Genova. Né è emerso un quadro drammatico, in cui il governo agisce con la sola mentalità del taglio, orizzontale e indiscriminato, finendo per penalizzare i più deboli. Quando è arrivato il diluvio la battuta è stata facile: piove governo ladro; ladro di salute, ladro di pensioni, ladro di sicurezza sociale.

Il dibattito sul welfare è stato l'ultimo di questa prima edizione della Festa del PD. Proprio un piccolo bilancio è quello con cui ha aperto Manuela Facco, responsabile dei dibatti della Festa.
La Festa ha abbracciato in questi venti giorni tantissimi temi dell'agenda politica, spaziando da una dimensione prevalentemente locale ai grandi argomenti del mondo moderno. Tutti, nessuno escluso, hanno registrato una buona partecipazione di pubblico, con numerosi casi in cui abbiamo avuto un vero e proprio pienone.
Non posso che ringraziare quanti hanno reso possibile l'organizzazione di questi fondamentali momenti, e in particolare proprio Manuela che di essi si è fatta il maggior carico. I dibattiti sono stati la prova di quanta voglia di partecipazione e di approfondimento politico ci sia nel popolo del PD, desiderio che speriamo di avere almeno in parte soddisfatto con il nostro impegno per una Festa che fosse anche e soprattutto, una festa della politica.
PS: l'immagine di oggi è dedicata a Rosanna Stifano (a sinistra) e Hira Grossi, che hanno organizzato i concerti serali a "lo Scalo - spazio giovani", altro pezzo fondamentale di questa nostra grande Festa.

sabato 13 settembre 2008

Giorno 18 - liberiamo i nani

E’ sera alla Festa quando sul palco della sala Aldo Moro arriva Giovanna Melandri, applaudita da un vasto pubblico. La scena sarà sua per tutta la sera, in cui affronterà, col piglio e la grinta che la contraddistinguono, tanti temi forti dell’agenda politica nazionale.

Al pomeriggio invece aperitivo con la Bassa Val Bisogno e un interessante dibattito dall’insolito titolo: “politiche familiari: una strada per Lisbona”. Ad introdurre l’argomento e i relatori è Lorenzo Basso, consigliere regionale della Liguria, che spiega i motivi dietro la scelta del titolo: la famiglia e l’Europa (la Lisbona del titolo si riferisce alla strategia di Lisbona dell’Unione Europea) sono la comunità più piccola e quella più grande, in questo momento accomunate da una preoccupante crisi identitaria. Particolarmente vero il discorso per quanto riguarda l’Italia: paese tradizionalmente legato al progetto di un’Europa unita e pluriidentitaria e basato su un solido sistema familiare, ma che oggi si scopre in crisi sia nel suo europeismo, che nella gestione delle dinamiche familiari. La domanda che Basso affida ai relatori è questa: lo Stato oggi deve avere ancora il compito di riconoscere la famiglia come luogo sociale, tutelarla e investire su di essa?

Paolo Pezzana - Presidente Federazione Senza fissa dimora-Caritas Italiana - incentra il suo intervento su un postulato ed un’ipotesi. Il primo si riassume così: principale funzione delle istituzioni è assicurare ai cittadini possibilità reali di benessere comune. L’ipotesi è invece la seguente: il benessere si sviluppa con processi di relazione e la politica deve fare scelte per perseguirlo, scelte che possono variare a seconda dei tempie dei luoghi. Saldatura fra buone leggi e buona amministrazione è il riformismo. In Occidente è proprio la capacità della politica di sviluppare quei processi che creano benessere ad essere in crisi.
Europa e famiglia condividono elementi essenziali: in entrambe la solidarietà è una dimensione generativa, entrambe sono proiettate nel futuro e si fondano su riconoscimento, dialogo ed accoglienza.
Pezzana si lancia quindi in una coinvolgente metafora: l’Europa e la famiglia sono come nanetti da giardino, poste da ornamento ad un altro insieme di scelte da parte di una politica che pensa ad altro e pensa in piccolo. Allora, come esiste il Fronte di Liberazione dei nani da giardino, Pezzana invita a liberare questi sette nani e li presenta ad uno ad uno, estraendo fisicamente dalla borsa i pupazzi dei sette nani della figlia e lanciandoli al pubblico in segno di liberazione:
- Eolo: il potenziale economico di famiglia e Europa, da reinventare attorno al concetto di famiglia come produttrice di ricchezza e non solo come consumatrice; occorre incentivare (mediante retribuzione) il lavoro in casa di uno dei genitori e introdurre percorsi veri di reinserimento nel lavoro per chi se n’è allontanato per prendersi cura dei figli. Per questa azione solo l’Europa rappresenta la dimensione giusta, l’unica a poter lottare contro lo sconcertante dato per cui il 28% delle famiglie con due figli è a rischio povertà.
- Dotto: bisogna liberarsi da briglie formali nel parlare della famiglia e arrivare al cuore del problema, magari elaborando uno statuto comune delle famiglie europee.
- Cucciolo: è il potenziale generativo e creativo. Se non viene sostenuta la natalità non c’è futuro; l’Italia spende il 4,8% del PIL per interessi sul debito, esattamente la stessa cifra che la Francia investe nelle politiche per la famiglia.
- Gongolo: solidarietà dell’Europa e della famiglia. Oggi la solidarietà è corta, breve e chiusa. Occorre valorizzare il lavoro in famiglia e quello nel 3° settore.
- Mammolo: è il potenziale partecipativo. Proposta provocatoria di Pezzana: perché non riconoscere voto ai minori attribuendolo alle mamme?
- Pisolo: è il potenziale pacifico e di sicurezza. Strade su cui l’Europa sta tornando indietro, sviluppando una mentalità che, applicata alla vita familiare significherebbe che la famiglia è in pace quando c’è un papà autoritario che tiene tutti buoni ed è sicura se riesce a costruire una barriera attorno a se per tenere lontani gli altri. C’è invece bisogno di fraternità, la sorella minore della libertà e dell’uguaglianza, dimenticata nella costruzione degli stati moderni. La fraternità è permette di scoprirsi diversi fra uguali.
- Brontolo: è la voce critica, che mai deve mancare perché sta alla base di ogni resistenza e di ogni idea di futuro.
Manca naturalmente Biancaneve, che è la politica: il bacio popolare la può svegliare e restituirla a quel castello che è la società civile. Un ambizioso finale di questa metafora vede il PD come il principe azzurro che risveglia Biancaneve e la conduce al castello. Un secondo finale vede invece nel PD l’ottavo nano, Brancolo, che giace addormentato. Tutti sperano si possa rialzare, baciare Biancaneve egli stesso e ricondurla al castello.

La parola passa quindi ad Andrea Sarubbi, deputato del PD e giornalista. Parla di Cucciolo, di natalità. Un tempo gli europei erano il 28% della popolazione mondiale, oggi sono meno del 15%. L’età media degli europei nel ‘50 era 29 anni, oggi 38, nel 2050 49 anni.
Questa regressione demografica è però forte soprattutto in Italia e Spagna, assai meno nei paesi Scandinavi, nel Regno Unito o in Francia.
Siccome mettere al mondo dei figli è una scelta individuale di rilevanza pubblica è necessario modificare il rapporto costi/benefici fra fare un figlio e non farlo. In Francia, se si hanno già due figli, il terzo “conviene”, grazie ad una precisa politica fiscale favorevole alle famiglie numerose. Per quale ragione se compro un telefonino per il lavoro posso detrarre la spesa, mentre se acquisto pannolini questo non mi è possibile?
Il problema della denatalità è legato a scelte politiche e non a convinzioni religiose: si prenda l’esempio della Francia, dove ci sono più bambini, ma i divorzi e i gli aborti sono più che in Italia. La Francia destina il 12% della spesa sociale alle politiche per la famiglia, l’Italia il 4%. In Francia alla donna che mette al mondo il terzo figlio lo stato eroga 750 euro al mese per un anno e la tassazione usa il sistema del quoziente familiare. Inoltre i giovani entrano prima nel mondo del lavoro e hanno maggior mobilità.
L’Italia di oggi non offre grandi prospettive a Cucciolo, il governo nulla ha fatto. Il PD ha proposto una dote fiscale per bambino di 2500 euro (variabile in funzione del reddito), la detraibilità degli affitti e quella dei mutui al 23%; nonché il varo di un vero piano-casa che possa sgonfiare l’emergenza prezzi del mercato immobiliare.
Nel frattempo la maggioranza governo, composta da tanti “paladini della famiglia”, osserva e fa altro, mentre i nani restano in gabbia e Brancolo è ancora un po’ intorpidito.

venerdì 12 settembre 2008

Giorno 17 - Di sicurezza si parla al futuro



Il caldissimo tema della sicurezza è stato ieri al centro del dibattito serale della Festa.

Ospite d'eccezione il sindaco di Padova Flavio Zanonato, del PD, innalzato agli onori della cronaca per il suo "pugno duro" contro spaccio e immigrazione. E' su questo punto che subito ci tiene a fare una precisazione: i giornali hanno parlato solo del Muro, ma che "l'operazione via Anelli" abbia comportato lo spostamento di 270 famiglie di immigrati in altre abitazioni nessuno lo ha scritto.

L'Assessore di Genova Francesco Scidone ha evidenziato come un caso analogo di pseudo-informazione sia avvenuto da noi con la vicenda bassi, subito buttata in prima pagina, ignorando totalmente che in 6 anni ben 900 ragazze sono state tolte dalla strada, con un investimento annuale di 200-300 mila euro. Basta guardare alle locandine dei giornali – di ogni sensibilità politica - appese fuori dalle edicole: i termini "allarme" ed "emergenza" non si contano. Così viene creata la paura.

Secondo Zanonato per parlare di sicurezza bisogna anche capire cosa sia, cosa si intende con il termine sicurezza? Nella sua visione sicurezza è il futuro di figli e nipoti. La destra parla al contrario di una sicurezza al passato, di un impossibile ritorno alla situazione sociale preesistente al manifestarsi di fenomeni inevitabili, ma non per questo non indirizzabili o governabili. I democratici devono saper parlare di una sicurezza che guarda al futuro e che sia innanzitutto educazione alla vita (nella lotta contro la droga), all'integrazione (nella gestione dell'immigrazione), al rispetto delle diversità (per immigrazione e lotta all'omofobia).

Per Claudio Ciardullo - sindacato di polizia silp-cgil - la destra, che ha vinto soffiando sul fuoco del problema sicurezza, oggi simula un'azione con cui in realtà si limita ad attaccare la percezione dell'insicurezza, che deriva da alcune paure ben radicate, quali quella del "diverso" o di perdere tradizioni, usi o costumi, religioni. Nel frattempo viene tagliato 1 miliardo di euro al comparto sicurezza con una riduzione di 15.000 operatori. Chi opera nella sicurezza sa bene che le operazioni di rassicurazione sono importanti, ma sa anche che, se queste sostituiscono invece che integrare quelle di vero contrasto al crimine, allora diventano operazioni di propaganda pura.

E' Roberta Pinotti a difendere l'azione svolta dal Governo Prodi e la proposta politica del PD in tema di sicurezza, dal Lingotto in poi. Grazie all'esperienza dei sindaci furono siglati in diverse città patti per la sicurezza che hanno poi dato ottimi risultati e fu presentato un pacchetto sicurezza di assoluto buon senso, posto poi alla base di quello approvato dal centrodestra, che lo ha però caricato di alcune norme vergognose, come l'aggravante per il clandestino. E' l'approccio alla sicurezza che distingue destra e sinistra. I democratici sanno che il futuro non si può fermare e quindi vogliono puntare sul lavoro e l'istruzione come strumento fondamentale di integrazione per i nuovi italiani e di lotta al degrado. La destra al futuro ha semplicemente voltato le spalle, alimentando quella paura del "diverso" capace poi di sfociare nei disegni-choc dei bambini campani a sostegno degli incendi ai campi rom.

Il problema vero è che oggi in Italia ad essere in profonda crisi è il principio di legalità, che non appare più principio fondante dell'ordinamento, senza che di questa crisi vi sia alcuna pubblica consapevolezza. Su questo dovrebbero sprecarsi le locandine dei giornali: sul fatto che ormai la sicurezza e la legalità siano importanti se riguardano il piccolo spaccio, il ladruncolo o la prostituta per strada, mentre sono ininfluenti quando indirizzate verso il corrotto, l'impresa che sversa liquidi inquinanti o chi procura un crack finanziario facendo i propri interessi.

Roberta Pinotti propone infine, in accordo con Nando Dalla Chiesa di seguire le orme di un progetto dell'ARCI che ha portato un gruppo di ragazzi a svolgere attività di volontariato nei terreni confiscati alla criminalità organizzata. Questo potrebbe essere fatto anche a Genova per rivangare quel terreno ormai inaridito affinché possa germogliare di nuovo quel principio di legalità senza il quale non vi può essere sicurezza.

Ieri è anche stata la giornata di Finmeccanica, dibattito partecipato su una delle più importanti aziende liguri di livello nazionale e internazionale, con tutti i vertici delle più grandi aziende liguri del gruppo. Alla Riunda "aperitivo con…" i temi dell'economia sociale e sviluppo economico del territorio con il Vicepresidente della Regione Costa e il Dott. Caviglia della Camera di Commercio.

giovedì 11 settembre 2008

Giorno 16 - La strada della felicità.


Ieri alla Festa interessantissimo dibattito sul lavoro moderato da Ubaldo Benvenuti cui hanno partecipato l'ex Ministro Damiano e i leader dei sindacati confederali. La sera alla "Terrazza sul mare" ha fatto il suo esordio l'associazione Nuovo Swing, che ha scelto la Festa per il suo battesimo organizzando un incontro su Genova vista da chi ha scelto di partire e poi farvi ritorno.
Soprattutto ieri è stata la giornata di Walter, che ha infuso entusiasmo e ha suggellato il definitivo rialzarsi del PD, dopo il difficile periodo post-elettorale.

So che ad alcuni dà fastidio la confidenza e l'usanza di dare del "tu" ai politici e di chiamarli con il nome di battesimo, ma - credetemi - con Veltroni non può che essere così. Era la prima volta che lo incontravo e lui è stato sinceramente cordiale, immediato e contento di conoscermi e di farsi accompagnare alla Festa che, d'altronde lo ha accolto con un entusiasmo ed un calore che forse neanche lui si aspettava.

Walter è arrivato alle sei e subito si è diretto all'Arena del Ballo, scelta oculata perché la sala Aldo Moro mai avrebbe contenuto le migliaia di persone accorse per ascoltare il Segretario, introdotto da Victor Rasetto. Il nostro segretario provinciale ha denunciato come negli ultimi tempi sia diventato sport nazionale il dare colpe al PD, addossandogli le responsabilità ora della crisi economica, ora di quella della politica, ora dell'affondamento della sinistra. Al PD vengono in realtà attribuite colpe di altri ed addossati debiti contratti da altri prima della sua nascita. Il PD però non è quello: non è la discarica dei mali della politica, né una falsa opposizione o un organismo alla ricerca di un'identità.
Il discorso di Victor Rasetto

Il PD sono i militanti, i volontari e i dirigenti che alla Festa hanno dimostrato di credere in un progetto politico preciso ed ambizioso, che deve saper nuotare controcorrente, fino ad invertirne il corso. Questo perché il PD rappresenta una scelta a favore della libertà e dell'uguaglianza, un investimento vero per le nuove generazioni.

Veltroni ha esordito ricordando come, in un mondo che, negli ultimi dieci anni, ha svoltato sempre più a destra, verso una nuova destra, populista e statalista, il PD, che ha pur perso le elezioni, è cresciuto e non di poco. Tutti noi dovremmo avere consapevolezza della nostra forza e orgoglio per la nostra breve ma già ricca storia, pensando più spesso al fatto che, mentre passeggiamo per strada, una persona su tre di quelle che incontriamo ha dato il suo sostegno al PD. In un'Europa dove le forze riformiste hanno sempre perso terreno alle ultime elezioni (tranne che in Spagna e Portogallo), il PD è arrivato al 34% dei consensi, con un balzo in avanti del 6% rispetto ai partiti da cui ha avuto origine. Se guardiamo alla storia d'Italia il PD è la sola operazione di fusione tra partiti che sia andata a buon fine ed è stata fatta con l'ambizione di superare gli steccati di un centrosinistra che non è mai stato maggioranza elettorale dal '94 e che però, quando ha ottenuto il governo, non ha saputo far altro o meglio che comunicare litigi, dissapori e mancanza di strategia.

Sono proprio le piazze che si sono riempite in campagna elettorale e quella grande fiducia raccolta alle elezioni che impongono al Partito di essere davvero democratico dalla mattina alla sera, ogni giorno, sette giorni su sette. Abbiamo fatto primarie, garantito parità ai sessi nella dirigenza e portato in Parlamento il doppio delle donne della precedente legislatura, ma i nostri militanti e i nostri elettori non ci faranno sconti se non proseguiremo su questa strada, se le correnti diventeranno qualcosa di più che la legittima espressione di un sano pluralismo interno. Benché politicamente perfetti non abbiamo vinto perchè non è sulla migliore o peggiore organizzazione interna che i cittadini votano, quando scelgono il governo del Paese. Il PD non deve essere un partito sempre in riunione, in cui i dirigenti non sanno stare in mezzo alla gente. Denigrare Veltroni per essere andato in spiaggia con l'ombrellone, come milioni di italiani, significa criticare il PD per quello che deve essere il suo modo di essere; critiche tanto tristi da non dover nemmeno essere considerate.

Il PD deve essere un partito utile e per questo deve saper ascoltare i problemi degli italiani, calandosi nella realtà. Un esempio di come farlo bene è il numero verde istituito dal PD di Varese, che mette in contatto gli eletti del PD con i cittadini e i loro problemi, facendo poi in modo che qualcuno degli eletti si faccia direttamente carico del problema segnalato.

L'Italia è un Paese fermo e per tre mesi, subito dopo le elezioni, anche la politica è stata ferma dietro alle preoccupazioni giudiziarie di un solo uomo, il Presidente del Consiglio. Risolti i suoi problemi, la maggioranza ha cominciato ad occuparsi di quelli degli altri, partendo dalle intercettazioni. Il PD ha detto chiaramente che i magistrati devono potervi fare ricorso sempre e che da limitare è la loro pubblicazione. La maggioranza, che ha sempre urlato alla scandalo, ha poi taciuto quando intercettazioni influenti di Romano Prodi sono state pubblicate dal principale settimanale di proprietà del Presidente del Consiglio.
Il governo si è anche occupato di questioni economiche: ha allungato i mutui che oggi, in media, costeranno 13000 euro in più. Ha istituito la robin hood tax, che in realtà è solo una tax per i cittadini che pagheranno in aumento dell'inflazione il maggior prelievo fiscale a carico dei ricchi cui la robin hood dovrebbe rubare parte degli odiosi profitti. Ha abolito l'ICI, salvo poi scoprire che i comuni sono senza soldi, così che sarà costretto a farla rientrare dalla finestra dopo averla fatta uscire dalla porta.

Il ministro Gelmini ha fatto proposte che mirano ad affondare l'ultimo livello di istruzione italiana che ancora godesse di una certa salute: quella elementare, la culla del sapere dei nostri bambini. Difendere la scuola significa difendere i nostri bambini e, per questo, l'istruzione sarà al centro della manifestazione del 25 ottobre.

Applausi scroscianti per il durissimo affondo di Veltroni contro le nuove violenze, legate anche all'omofobia e ai preoccupanti segnali di revisionismo storico che sono arrivati negli ultimi giorni da La Russa e Alemanno. E' in atto un tentativo di equiparare chi combatté con gli anglo-americani per la libertà a chi si alleò all'oppressore nazista, volendo mettere in luce una natura buona nel fascismo, che non vi può essere perchè ogni dittatura, di qualunque colore, nega l'essenza stessa della natura umana.

C'è una nuova generazione in Italia e nel PD: a loro bisogna consegnare una vita che possa essere tanto bella da far dire no alle droghe e allo sballo a tutti i costi.

Chiudendo il suo intervento Veltroni ha affermato che le elezioni americane saranno uno spartiacque importante per il mondo intero. La differenza fra chi ha una mentalità di destra e chi ne ha una di sinistra sta in questo dato: Mcain, nel suo discorso conclusivo alla convention repubblicana, ha pronunciato 247 volte la parola "io"; Obama, chiudendo la convention democratica, "io" l'ha pronunciato solo 3 volte; in tutti gli altri casi la parola usata è sempre stata "noi".
La misura del "noi" è quella del PD, un partito in cui credere – come Marina Garaventa – che la mia felicità possa passare solo dall'essere e rendermi utile agli altri e solo dal fatto di stare in mezzo a quegli altri di cui ciascuno di noi non può fare a meno.

mercoledì 10 settembre 2008

Giorno 15 - Quel fil rouge che lega equità, economia, immigrazione e solidarietà

Ieri a Festaunitàdemocratica è andato in scena il dibattito sulla sanità.
Arricchito da un folto panel di illustri relatori e grazie alla partecipazione di un nutrito ed attento pubblico, in gran parte di operatori, il dibattito ha dimostrato quanto sia sentito questo tema che, da un lato, tocca la vita quotidiana nel suo aspetto più delicato e, dall'altro, chiama in causa la responsabilità diretta delle istituzioni regionali e locali.

Alla Terrazza sul Mare si è invece riunito il PD del Ponente per il consueto "aperitivo con…", mentre alla Riunda Nando dalla Chiesa ha presentato il libro "Inferno Bolzaneto" del giornalista Mario Portanova, alla presenza dell'autore. Nelle parole del giornalista e di Nando hanno ripreso corpo i giorni del luglio del 2001, tragici per Genova e per la democrazia perché, come emerge dagli atti del processo in gran parte riportati nel libro, i più elementari diritti sono stati calpestati davanti agli occhi dell'Europa e del mondo. "Come è stato possibile?" e' questa la domanda che ha più volte ripetuto Nando; domanda senza risposta che però deve essere sempre ripetuta a tenere viva la memoria di un episodio che, purtroppo, nelle pieghe e nel silenzio delle caserme e delle celle di custodia, rischia di ripetersi magari a danno di quei soggetti più deboli e meno capaci di tutelare i propri diritti.


Alla sera l'attenzione si è spostata sulla cooperazione allo sviluppo e le attività di commercio equo e solidale. E' stato presentato dal promotore Bruno Cordazzo il "Progetto Senegal", un progetto di cooperazione internazionale promosso da Coop Liguria. Grazie ad esso è stata costruita a Dakar una fabbrica per la trasformazione del pescato, che rispetta i rigidi standard igienico-sanitari previsti dalle normative europee, ma al tempo stesso tutela i diritti dei lavoratori e l'ambiente. Inaugurata a febbraio, rifornirà ben presto tutte le cooperative del Consorzio Coop Italia. L'iniziativa è considerata di fondamentale importanza dallo stesso Governo Senegalese che l'ha inserito nei progetti governativi per la riduzione della povertà.


Sono però le parole dello stesso imprenditore senegalese, Mamadou Sow, a dare la misura di quanto apprezzato sia questo intervento: iniziato sei anni fa, ha già dato lavoro ad oltre 100 famiglie, offrendo una prospettiva di sviluppo vera ad un'intera comunità ed una risposta alle parole troppo spesso vuote dell'Occidente in tema di sviluppo. All'Africa non servono fondi – secondo Mamadou Sow - ma idee, passione, saper fare, studio della realtà locale e la creazione di lavori veri.


E' stato poi il Presidente Burlando ad illustrare l'azione della Liguria a favore dello sviluppo del commercio equo e solidale, attività presente nella regione da ormai 18 anni e che coinvolge oltre 1000 volontari e alcuni operatori stipendiati, attivi sia nelle tante botteghe sparse in tutto il territorio ligure, sia con un'incessante attività di informazione e sensibilizzazione. La Liguria, con legge 13 agosto 2007 n.32, ha disciplinato il settore dell'equo e solidale, al duplice scopo, da un lato, di garantire il consumatore contro prodotti che si rivelino non rispettosi degli standard internazionali dell'equo e solidale e, dall'altro, di sostenere mediante finanziamenti specifici le attività che si propongono di sviluppare questo commercio. Favorire la diffusione di prodotti che rispettano le popolazioni dei paesi di origine non solo può essere una buona azione, a volte può rappresentare anche un risparmio per il consumatore. Questo avviene nel caso del progetto di Slow Food sul caffè di Huehuetenango. Acquistato direttamente dai produttori locali del Guatemala, ad un prezzo da 2 a 4 volte superiore quello corrisposto dalle multinazionali, viene affidato per la tostatura ad una cooperativa di carcerati di Torino. Spesso, una volta usciti dal carcere, gli ex detenuti continuano a lavorare nella cooperative, evitando di ricadere nella delinquenza. Considerato che il prezzo finale sui banchi italiani è inferiore a quello della concorrenza, l'acquisto del caffè di Huehuetenango risulta più economico e doppiamente solidale - verso i produttori nei paesi in via di sviluppo e verso gli ex detenuti in Italia.

Per questo motivo Regione Liguria, ossia il pubblico, investe non tanto su un'attività economica, quanto sui valori che essa porta avanti. Un fil rouge – come lo ha definito Cordazzo – lega equità e solidarietà e pone al centro un'economia di mercato che non ha come scopo ultimo e unico la privatizzazione dei profitti. Questo è un valore su cui investire politicamente, tagliando ingiustificate rendite di posizione intermedie per favorire gli anelli deboli della catena – il produttore e il consumatore - mentre c'è chi, come l'attuale governo, mostra sempre più una preoccupante tendenza a privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

Ancor più forte è il legame fra le attività di commercio equo e solidale e il tema dell'immigrazione, al centro del dibattito dell'8 settembre introdotto e moderato da Rossella Ridella, che, come me, è membro dell'esecutivo provinciale del PD.
Come ha spiegato Francesco Munari il nostro primo compito è innanzitutto capire che cosa ci aspettiamo dagli immigrati e che cosa diamo loro in cambio, rinunciando ad ogni atteggiamento di tolleranza e sopportazione del "diverso", atteggiamento che invece – come sottolineato da Milò Bertolotto – vediamo crescere ogni giorno di più, fomentato dalle spinte alla marginalizzazione. In Italia regredisce costantemente la cultura dei diritti, e quindi quella dell'integrazione. Porre al centro del dibattito la questione del voto agli immigrati è importante per i valori che questa scelta rappresenterebbe nei confronti di quanti ogni giorno lavorano duramente per consentire a questo paese di non decrescere, sorreggendo una popolazione anziana che, da sola, avrebbe già condotto l'Italia nella più buia delle recessioni. Come ha sostenuto Nando Dalla Chiesa: "Sulla questione voto agli immigrati il Comune di Genova deve essere in prima linea, la teoria della democrazia è alla base di tutto ed è singolare che in Italia chi non paga le tasse possa votare, mentre a chi le paga sia vietato."

Si possono prendere impronte e minacciare espulsioni, ma fino a quando non si cancelleranno le cause dell'immigrazione essa non cesserà. Di questa realtà gli italiani dovrebbero essere intimamente consapevoli, se solo non avessero dimenticato che, fino al boom economico degli anni '50 e '60, il nostro paese fu spettatore di un tragico esodo della disperazione. Per questo le iniziative dell'equo e solidale, il progetto Senegal o quello di slow food, sono la vera risposta al problema: creare sviluppo per rendere l'emigrazione dal proprio paese una scelta libera e consapevole e non l'unica chanche di riscatto sociale, l'ultimo e triste barcone della lotta per la sopravvivenza.