mercoledì 3 settembre 2008

Giorno 8 - Come un quadro di Van Gogh

La grande politica ieri è sbarcata alla Fiera.

Enrico Letta è infatti stato il primo di una serie di leader nazionali a fare visita a Festaunitàdemocratica. Potrei soffermarmi a lungo sul contenuto dell’intervista pubblica condotta da Roberta Pinotti e Davide Lentini, ma credo più interessante valorizzare l’incontro di Enrico con i volontari, colonna portante della Festa e del partito. Enrico ha voluto visitare tutti gli stand, entrando nelle cucine e scambiando battute con tutti. Tutti rigorosamente dando del “tu” ad un uomo che il “tu” lo da a Tony Blair o a Zapatero.

Alcune immagini in particolare mi hanno colpito: una volontaria, non più giovanissima, ha chiamato a se Enrico “vieni qui che ti do un bacio; il tuo bacio ancora mi manca”. Chissà da quanti leader del passato sono state baciate quelle guance, a piccola-grande ricompensa di una militanza autentica e generosa?

C’è chi ha offerto ad Enrico la specialità culinaria dello stand - lo abbiamo immortalato alle prese con la farinata - e chi gli ha chiesto una foto.

Fra quest’ultime è significativa l’immagine qui a lato, che bene rappresenta come la classe dirigente del partito sia unita, impegnata per la Festa e molto lontana da dibattiti solo giornalistici, che risultano oggi estemporanei.

Questa, in fondo, è la forza della Festa.

E’ anche per questi momenti che i volontari lavorano e si impegnano. Enrico ha potuto apprezzare gli aspetti più innovativi della Festa come Festa+, di cui ha elogiato l’originalità e l’alta progettualità. Festa+ segna la strada di quello che dovrebbe essere il PD: partito originale, che guarda avanti, senza rincorrere alcune noiose strade del passato, ormai definitivamente superate. Il PD e la Festa di domani non si costruiranno sul confronto con quanto accadeva negli anni ’70 o’80 del XX secolo, ma col pensiero a cosa sarà della società degli anni ’20 del XXI. Il PD deve essere un partito cui la gente partecipa perché si entusiasma, si emoziona, perché non vi trova un clima pesante o un dibattito interno tutto concentrato su se stesso - regole, organismi e poltrone - ma su quello di cui parlano le persone la sera a tavola: lavoro, scuola, sanità, sicurezza, ambiente. Il PD deve costruire attorno a se una forza attrattiva che sia contagiosa nella sua genuinità e per questo Enrico ci invita a bussare alle porte di quanti hanno votato il 14 ottobre 2007 e che dopo si sono sentiti – e sono stati – trascurati da quel partito nella cui nascita avevano investito tempo e speranze. Non serve un partito liquido e evanescente, ma una forza politica espressione della forza e dell’entusiasmo di cui sono portatori i militanti, i circoli, le dirigenze territoriali. Un partito federale nei fatti, prima che negli statuti. Una classe dirigente giovane e compatta, come quella che sta guidando questa Festa. Una classe dirigente che sappia essere all’altezza della missione che ieri Enrico ha affidato al PD: “DECIDIAMO!”. Discutiamo, litighiamo se necessario, ma poi votiamo e stabiliamo a maggioranza il da farsi. Si riconosca quindi il volere dei più e si lavori per realizzarlo.

Enrico ha proposto un’elegante metafora per parlare del suo PD: un partito che assomiglia ad quadro di Van Gogh, dove il giallo è giallo e il blu è blu, colori veri, forti, autentici, dai contorni netti; non un acquarello sbiadito dove ogni colore sfuma nell’altro e si perde nell’indefinito... dell’indecisione.


la folta platea che ha assistito all'intervista pubblica ad Enrico Letta

Nessun commento: